di Marco Sonzogni
Due grandi poeti come Eugenio Montale (1896-1981) e Seamus Heaney (1939-2013) – entrambi vincitori del Premio Nobel per la Letteartura (nel 1975 e nel 1995 rispettivamente) – hanno dedicato versi importanti a un animale che in apparenza di poetico ha ben poco: l’anguilla. A loro va aggiunto, senza ombra di dubbio, un altro grande poeta che ci ha appena lasciato: il ticinese Giorgio Orelli (1921-2013), una delle voci più alte della poesia italiana dei nostri tempi. Nella poesia che segue Orelli descrive una scena, per così, tipica di un mercato di pesce: avvitandosi con tutte le forze che le sono rimaste, una piccola anguilla sottratta ad acque fluviali si catapulta fuori dalla cassa di polistirolo in cui è stata adagiata su un sottile letto di ghiaccio, cadendo sul porfido della piazza, dove è però subito riacciuffata, il suo destino segnato. Queste immagini in un certo senso descrivono anche gli sforzi del poeta e di chi prova a tradurne i versi.
Giorgio Orelli
Le anguille del Reno
Le anguille che ci arrivano dal Reno
sono dure a morire. Stimolate
dal pescivendolo s’agitano
nerastre in scarso ghiaccio
tra un bianco di polistirolo.
Il compaziente fatto compratore
ne chiede due. Le pesa una donna
che a un tratto grida: è scappata.
Con un guizzo più certo la più piccola
è balzata dal piatto sui porfido
della piazza, ma è subito calma,
è facile riprenderla.
Tagliarle a pezzi non basta
per farle cessare di vivere.
*
The Eels from the Rhine
They die hard the eels that come to us
from the Rhine. Stirred up
by the fishmonger they wriggle
blackish in the crushed ice
inside the white polystryrene.
A pitying customer
asks for two. A woman weighs them,
and suddenly screams: one has escaped.
With a clear leap the smaller one
jumped from the scale to the marble
of the slab, but it calms down at once,
it’s easy to snatch it back.
Chopping them up is not enough
to get them to stop living.
Traduzione in inglese di Marco Sonzogni