di Davide Zizza*
Il sottile rumore del ticchettio della tastiera
Il sottile rumore del ticchettio della tastiera. Olivetti Lettera 22.
              ‘Musica’… avrebbe detto qualcuno.
              Ipnosi…
              Il tuo pensiero mi sta di fianco e, dentro la mente, s’affolla l’alternativa per il migliore passo da scrivere.
              Ipnosi, e tutto il mondo cede sotto un viaggio degli occhi, per trovare la parola migliore.
Le parole non sono come i figli, ma diversi latitudini del proprio essere.
              Le parole sono come meridiani invisibili, commossi appetiti, tempeste interne il cui silenzio ripercorre memoria.
              Le parole fanno parte della memoria, memoria dei tuoi occhi, argento di un lago magico e voci sperdute nei prati d’Irlanda.
              Olivetti Lettera 22.
Ancora sto viaggiando, ancora ti cerco.
              Ancora ‘Musica’ direbbe qualcuno. For you scrive McEwan, la tua voce è senso, la tua voce diventa il tuo corpo.
              Mi avvicino a te, al fondale del significato più interno; una sillaba ti identifica e una fonetica ti elabora l’immagine.
              Perché sei tu?
              Perché sono io?
E questa distanza dal pensiero alla tastiera è la mia più sofferta ferita.
              Non si accendono fuochi di riflessione: una sola luce basta a muovere il rumore del sangue.
Olivetti Lettera 22. Sono arrivato fino a te. E attendo dalla tua voce il senso che emana il passo sottile della tua immagine.
***
Alla voce ‘epifania’
Rappresa la memoria come una macchia,
              il ricordo avanza nel corridoio,
              ipotalamo sotterraneo
              che dal meridiano
              raggiunge il soggiorno, la lampada, gli odori –
              assembramento familiare
              che la mente riconosce;
              rileggo Rilke, la sua orfica sostanza
              si sovrappone al silente
              ossimoro di un giorno piovasco;
              l’udito accompagna la percezione,
              nell’angolo del dagherrotipo
              gli occhi intercettano il vuoto.
La memoria è una lenta fuga,
              parafrasi del tempo
              alla voce ‘epifania’ in lettera minuscola.
***
Tiredness
If I feel the tiredness of the days
              falling over me like an unfinished writing,
              the sensation is a laissez-faire will,
              hours and moments may take a path
              I wouldn’t know,
              without desire for control, without
              notes, dates, appointments
              I would willingly miss.
Like a stop across the street,
              over there I fall in the temptation of march,
              in its Sun that postpones
              a wandering spring:
              across the equinox I try to find a shelter
              to make the moment slow and, smiling, I beg
              the day to give its poetry.
Tiredness
Se sento la stanchezza dei giorni
              cadermi addosso come uno scritto incompleto,
              la sensazione è voler lasciare
              le ore e i momenti prendere una strada imprevista
              che non saprei,
              senza il controllo della volontà
              o delle note o degli impegni o degli appuntamenti
              che volentieri vorrei mancare.
Come a uno stop di là al prossimo
              isolato – laggiù cedo alla tentazione di marzo
              e al suo sole che posticipa
              una primavera nomade;
              all’incrocio dell’equinozio cerco un rifugio,
              per rallentare il momento e mendicare
              con un sorriso che il giorno doni la sua poesia.
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 *Davide Zizza (Crotone, 1976) è Dottore Magistrale in Lingue e Letterature Straniere con una tesi in filologia romanza dedicata alla versione di Tristano e Isotta ad opera del poeta normanno Béroul. Coltiva interessi legati allo studio del testo poetico, in particolare coniugando un’attenzione critico-letteraria alle scienze della mente connesse alla creatività. Suoi versi sono apparsi in antologia (Giulio Perrone Editore), ha ricevuto alcune segnalazioni (Rivista Specchio de La Stampa, sul sito di poesia Rainews di Luigia Sorrentino). Nel 2000 ha stampato semi-privatamente la sua plaquette di versi intitolata Mediterraneo (versi sulle radici di un uomo). Autore della raccolta di poesie Dipinti & Introspettive (Rupe Mutevole 2012), collabora per il Litblog Poetarum Silva, per le riviste di letteratura e poesia L’Estroverso e Patria Letteratura. Altri suoi contributi di critica sono apparsi sulla Rivista greca Kουκουτσι.
*Davide Zizza (Crotone, 1976) è Dottore Magistrale in Lingue e Letterature Straniere con una tesi in filologia romanza dedicata alla versione di Tristano e Isotta ad opera del poeta normanno Béroul. Coltiva interessi legati allo studio del testo poetico, in particolare coniugando un’attenzione critico-letteraria alle scienze della mente connesse alla creatività. Suoi versi sono apparsi in antologia (Giulio Perrone Editore), ha ricevuto alcune segnalazioni (Rivista Specchio de La Stampa, sul sito di poesia Rainews di Luigia Sorrentino). Nel 2000 ha stampato semi-privatamente la sua plaquette di versi intitolata Mediterraneo (versi sulle radici di un uomo). Autore della raccolta di poesie Dipinti & Introspettive (Rupe Mutevole 2012), collabora per il Litblog Poetarum Silva, per le riviste di letteratura e poesia L’Estroverso e Patria Letteratura. Altri suoi contributi di critica sono apparsi sulla Rivista greca Kουκουτσι.

“Il sottile rumore del ticchettio della tastiera”
una poetica d’alto tasto!
complimenti, Davide!
Mi sembra una testimonianza evidente di come l’intimismo possa essere riscattato dal linguaggio ; di come le risorse dell’espressività possano proscrivere tutte le riserve mentali dei detrattori del “privato”. Si può essere autoreferenziali senza celebrare se stessi e la parola , come nel caso di Davide .
leopoldo attolico -
Ringrazio i poeti Aqif e Attolico per aver lasciato un segno prezioso del loro passaggio su questi miei testi. Davide
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