Poesia/Samghaespañol/Traduzioni

Cinco poemas de Bartolo Cattafi, traducción de Jesús Díaz Armas y Valerio Nardoni

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Bartolo Cattafi, Senza titolo. Olio su tela, anni Settanta.

a cura di Diego Bertelli

Samgha è lieta di ospitare il gentile omaggio di Jesús Díaz Armas e Valerio Nardoni, che per l’occasione hanno tradotto a quattro mani una selezione di liriche di Bartolo Cattafi. Le versioni qui proposte, le prime in lingua spagnola della poesia di Cattafi, sono inedite e “inaugurano” idealmente la sezione «Traduzioni» del sito ufficiale del poeta, http://www.bartolocattafi.it. La redazione ringrazia sinceramente i due poeti e traduttori per il modo spontaneo e amichevole con cui hanno accolto la nostra richiesta.

Propuesta

Ahora que estamos todos sentados en un corro
mi propuesta es quitarnos la cara
y cortarla en tiras
tal vez tejerla
hacer de ella una fresca esterilla
para nuestro reposo
lejos del juego de roles
de una trama febril
trazar los signos del vacío y del silencio.

Proposta

Ora che siamo seduti tutti in giro
la mia proposta è di toglierci la faccia
e tagliarla a strisce
magari intesserla
farne una fresca stuoia
per il nostro riposo
lontano dal gioco delle parti
da una trama febbrile
tracciare i segni del vuoto e del silenzio.

(La discesa al trono, 1975)

*

A mi padre

Moriste en marzo veintidós
no pude conocerte nací
cuatro meses después
para ti lejano inerte desconocido
mi piedad se agarrota
un amor abstracto
me arranca frías ilusiones
empiezo de las zonas oscuras de la foto
ojos bigotes cabellos color sepia.

A mio padre

Moristi nel marzo ventidue
non ti conobbi nacqui
quattro mesi dopo
per te lontano inerte sconosciuto
la mia pietà s’inceppa
un amore astratto
mi mette in moto fredde fantasie
parto dalle zone scure della foto
occhi baffi capelli color seppia.

(18 dediche, 1978)

*

La extinción

En este momento
la avispa es el enemigo
mátala
y no te preocupes del fin de una especie
de estiras amarillas y negras
de alas membranosas
de aguja venenosa
a lo mejor quiere decir que mañana desierta
la cáscara crespa de las manzanas mojadas moriremos
después
maravillosamente después del fin de las avispas

L’estinzione

In questo momento
la vespa è il nemico
uccidila
e non badare alla fine d’una specie
di strisce gialle e nere
d’ali membranose
d’ago velenoso
tutt’al più vuol dire che domani deserta
la buccia crespa delle mele mézze moriremo
dopo
meravigliosamente dopo la fine delle vespe.

(Chiromanzia d’inverno, 1983)

*

Negro sobre blanco

La pluma no ha sido dejada sobre el papel
el papel sigue  todo blanco todavía
blanca es la fecha
blancos lugar y hora
origen destino
por qué para qué
por qué para qué y cuándo
agachado sobre mi vida escribo
el acto de presencia
me efundo me circundo de palabras
cubro colmo mando
palabras
la ausencia certifico
atestiguo la ficción.

Nero su bianco

La penna non è stata posata sulla carta
la carta è ancora tutta bianca
bianca è la data
bianchi luogo ora
provenienza destinazione
perché percome
perché percome e quando
chino sulla mia vita scrivo
l’atto di presenza
mi effondo mi circondo di parole
copro colmo comando
parole
l’assenza certifico
attesto la finzione

(Segni, 1986)

*

Nada

Es esto que llevas enrollado
con cura, doblado
en cuatro, en desorden
arrugado, chafado
metido dondequiera
en los rincones más oscuros.
Nada que declarar
nada
tienes que decir nada.
El aduanero no te comprendería.
La memoria es siempre un contrabando.

Niente

È questo che porti arrotolato
con cura, piegato
in quattro, alla rinfusa
sgualcito spiegazzato
ficcato ovunque
negli angoli più oscuri.
niente da dichiarare
niente
devi dire niente.
Il doganiere non ti capirebbe.
La memoria è sempre un contrabbando.

(Inedito del periodo de L’osso, l’anima pubblicato da Paolo Maccari in appendice a Spalle al muro. La poesia di Bartolo Cattafi, Firenze, SEF, 2003)

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unnamed*Valerio Nardoni (Livorno, 1977), ispanista, si occupa di letteratura e traduzione letteraria, materie che attualmente insegna presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Per Passigli Editori ha tradotto numerose raccolte di poesia spagnola (P. Salinas, F. G. Lorca, P. Neruda, Á. Crespo, A. Sánchez Robayna), iniziando la sua collaborazione con La ferita nell’essere, una particolare antologia dell’opera di Mario Luzi, poi ripubblicata nel 2005 con La Repubblica. Ha inoltre tradotto un’antologia dell’opera di Federico García Lorca per Il Corriere della Sera, e, per i tipi di Einaudi, la raccolta di racconti Mentre le donne dormono di Javier Marías. È direttore della sezione straniera del Premio Ciampi – Valigie Rosse, di cui è uno dei fondatori. È autore di un romanzo, Capelli blu (Edizioni e/o, 2012) e di una raccolta poetica, Senso di facilità (Passigli Editori, 2014). Ha ricevuto il Premio Gerald Parks 2013 per la traduzione del Romancero gitano di F. García Lorca ed una «menzione speciale» al Premio Benno Geiger per la traduzione dei Sonetti dell’amore oscuro di F. García Lorca.

**Jesús Díaz Armas (La Laguna, Tenerife, 1963), scrittore e traduttore, è attualmente profunnamed (1)essore di Didattica della Letteratura e Letteratura per l’infanzia presso l’Università de La Laguna. È membro del Taller de Traducción Literaria attivo presso la stessa sede e diretto dal poeta, traduttore e critico letterario Andrés Sánchez Robayna. Ha tradotto opere di Aldo Palazzeschi, Giovanni Conte, Franco Buffoni, Antonio Prete e, in particolare, di Mario Luzi, di cui ha pubblicato un’ampia antologia nella collezione di poesia dell’editore Galaxia Gutenberg dal titolo Vida fiel a la vida. Antología poética (Barcelona, 2009). Ha pubblicato saggi e curato edizioni critiche di autori spagnoli (Quevedo, Calderón, Abreu, José Ángel Valente) e studi sulla letteratura per bambini e per ragazzi. Come scrittore, ha pubblicato poesie e racconti in varie riviste spagnole.

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