di Simone Gibertini*
Per celebrare il cinquantesimo anniversario della laurea di Alfredo Stussi (Venezia, 1939), già titolare delle cattedre di Storia della lingua e Filologia italiana nell’Università e nella Scuola Normale Superiore di Pisa, gli allievi a lui più vicini hanno raccolto nel volume, Alfredo Stussi, Maestri e amici, a cura di C. Ciociola, V. Formentin, F. Franceschini, M. Tavoni (Bologna, Il mulino, 2011), quindici suoi contributi, scritti tra il 1990 ed il 2010, alcuni sparsi in riviste e miscellanee, altri finora inediti. Sono quindici profili di personalità eminenti delle nostre patrie lettere, tracciati con sobrietà, con gusto, con affetto e sempre sul filo di una memoria tenace.
Di questi uomini e donne “illustri” colpisce l’alta e straordinaria caratura morale, ideologica e politica (nel senso più ampio), prima ancora che la vivacità intellettuale, la dottrina, le competenze.
Nel corso del libro incontriamo così, tra gli altri, Maria Corti, filologa, indipendente, anticonformista, disponibile e generosa nei confronti delle giovani generazioni di studiosi; Augusto Campana, filologo e paleografo, che, impiegato alla Biblioteca Apostolica Vaticana, sacrificava i suoi fine-settimana ai seminari della Normale di Pisa; il grande critico letterario Carlo Dionisotti, che, “esiliato” in Inghilterra come Ugo Foscolo ed Antonio Panizzi, seguì sempre con grande attenzione la vita politica e culturale italiana. Ancora: Tristano Bolelli, linguista, che per salvaguardare la propria dignità personale non esitò a dimettersi dalla carica di Vice-direttore della Scuola Normale (una rarità in Italia…); Dante Isella, editore delle poesie di Carlo Porta e del Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni, che, in uno studio sul Parini, si mostra fortemente preoccupato per la tenuta di una società, come la nostra, che sembra avere reciso i legami con il proprio passato; Luigi Lanfranchi, l’avvocato-archivista veneziano che, collocato a riposo dopo una lunga ed impegnativa carriera nell’amministrazione degli Archivi, si prestò a tenere un corso di Archivistica nell’Università di Padova a titolo assolutamente gratuito. Poi Vito Fumagalli, lo storico del Medioevo che tutti conosciamo e cui siamo grati per il nitido ed asciutto libretto su Matilde di Canossa (Matilde di Canossa. Potenza e solitudine di una donna nel Medioevo, Bologna, Il mulino, 1996, ma più volte ristampato [“Intersezioni”, 162]), che perse il posto, guadagnato per concorso, alla Scuola Normale a causa dell’eccesso di zelo di un professore di latino ben noto oltre i suoi meriti scientifici; infine Sebastiano Timpanaro, intellettuale di statura per lo meno europea, filologo classico, studioso dai vastissimi interessi (da Leopardi a Freud), che si manteneva con l’impiego di redattore presso la gloriosa casa editrice “La nuova Italia” di Firenze e che per far lezione sui più svariati argomenti non aveva bisogno di aule scolastiche o universitarie, perché a lui il destino concedeva di esercitare il suo magistero sui lungarni e nelle piazze di Pisa.
Raccomanderei caldamente la lettura di questo volume dello Stussi ai giovani che mostrino una qualche vocazione o propensione alla ricerca (non solo, ben inteso, nell’àmbito delle discipline umanistiche), perché è giusto che sappiano che cosa fosse l’Università italiana prima delle numerose ed infelici riforme che l’hanno, più che cambiata, svuotata ed impoverita.
Leggendo Maestri e amici sono stato assalito più volte dalla singolare nostalgia di persone che non ho conosciuto direttamente, di tempi che non ho vissuto, di un mondo, insomma, in cui «il futuro pareva meno negato» (M. Pieri in Conferimento della Laurea “ad honorem” al poeta Attilio Bertolucci, Parma, 15 novembre 1984, Aula Magna dell’Università, Parma, Università degli Studi, [1984], p. 15).
In memoria del prof. Athos Nobili (1948-2014), con riconoscenza.
** Contributo pubblicato per la prima volta in «MontePiano. Rivista di attualità e cultura», a. V, n° 52, luglio 2012, p. 39, appare in questa sede per gentile concessione della casa editrice “Studio Nobili”.
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*Simone Gibertini (1980), laureato in Lettere classiche e dottore di ricerca in Filologia greca e latina (XXIV ciclo), è studioso del Petrarca. Già Conservatore del Tempietto del Petrarca a Selvapiana di Canossa (RE) dal 2000 al 2008 e Assistente di biblioteca dal 2003 al 2014, ora svolge attività di ricerca all’Università.