di Paride Leporace*
Nell’epoca ipertestuale e del trionfo della riproducibilità tecnica è difficile affidarsi ai buoni libri. Soprattutto quelli piccoli, che non vanno in tv, e risultano particolarmente preziosi per quel tempo che rubano alla noia e offrono al riconoscimento delle idee e dei sentimenti. Inutile nascondersi, questa buona caccia è favorita dalla conoscenza diretta e spesso personale con l’autore. Non parlo di quell’amicalismo amorale che tante storture provoca nell’industria culturale italiana, ma di rapporti intellettuali sani che ci permettono ancora di saperci muovere nella foresta dei segni e nella consapevolezza del consumo di parole e visioni.
Nerina Garofalo, con definizione a la page, è una “narrative thinker”. Narra benissimo e pensa ancora meglio. Viene dalla mia Itaca cosentina, stesso liceo e stesse piazze. Le abbiamo condivise un quarto di secolo dopo sui social e in antologie di racconti, riprendendo i fili di una militanza politico-culturale che non smette di divorarci dai tempi adolescenziali in cui scoprimmo la passione per Pavese e Pasolini. Solo grazie a questo percorso sono arrivato ad avere in mano On s’est reconnus, Paris, prezioso libretto delle edizioni Il foglio clandestino, in cui Nerina, da tempo romanizzata nella capitale, accompagna con il suo narrato un magnifico taccuino fotografico di Giuseppe Varchetta (http://www.giuseppevarchetta.it/). Egli è uno psicologo e un formatore che “fotografa da sempre”. Solo bianco e nero, con macchina analogica Leica e Nikon, tanto per dare qualche prima coordinata.
Ritrovarsi e perdersi una vigilia di Natale a Parigi dalle parti di Boulevard de Strasbourg. Sulle note e le immagini di Jules e Jim. In un’antica sala parigina per cinema e concerti due italiani, inevitabilmente cinephiles, si ritrovano in quel luogo per caso. Sono un ricercatore e un fotografo. Uno schermo e un portfolio. Non può mancare in tanta suggestione truffauttiana una ragazzina. Con questo viatico parte questa deliziosa esperienza culturale densa di riconoscimenti e stupori. Prima foto. Citazione di Jules e parallelismo tra musei parigini e lettino analitico. Non potevano mancare versi: “Lasciare, andare, cadere”.
Si susseguono nell’albo la selezione di foto scattate in un trentennio a Parigi da Varchetta. Un delizioso scatto parigino a Ettore Sottsass (Varchetta ha dedicato alla celebrità diverse sue opere) viene pennellato dalla narratrice in didascalia ispirata: “Lo sai? Chi scrive poesie per i bambini non dovrebbe morire mai…altro che andare al Pompidou”. Tutta la sequenza narrativa è curata da Nerina Garofalo che, immancabilmente alla Hitchcock (nesso con Truffaut), ci appare in analogico nello scatto di Riccardo Vinci del 1989 nelle vesti di esistenzialista della gauche non certo al caviale, ritratta davanti alla libreria parigina e che offre nelle parole una quadratura del cerchio narrativo. La foto che apre il volume è stata scattata a Barcellona.
Il resto è Varchetta a Parigi. Poi pensose stasi femminili davanti alla Piramide del Louvre. L’inevitabile entomologia. Cerchi di pensieri nel museo. Malinconia paritaria alla gioia. Si è vero: “Ogni persona, per saperlo davvero, dovrebbe, per qualche tempo, trasferirsi a Parigi”: Una street opera segnata da “un indelebile tratto di ruvida matita”. L’occhio di Varchetta è molto flâneur. Un poster di Pina Bausch “…se non mi investirà una macchina, sarò una ballerina”: Parole, sussurri, chiacchiericci e foto parigine. Bistrot assassini. Nel tourbillon della vita “a Parigi sembrano esistere solo storie d’amore”: Chi di voi non ha mai vissuto una storia d’amore a Parigi? Spero non abbiate perso questa esperienza.
La bellezza di un nero, i corpi e i volti e vi parlano delle foto. Un aforisma da “Fahrenheit 451” per pensare “quando passeggio, ti incontro sempre a Parigi”: Parigi sempre coperta. Quel colonnato che sta nelle copertine avanti/retro. À bientôt. Già finito. Solo 100 pagine. Sembrano 20. Il formato aiuta la fruizione. Puoi ripeterla quante volte vuoi come un’installazione di Michelangelo Frammartino. Un libro espanso. L’esatto contrario di quelli di plastica che D’Agostino copiava negli anni Ottanta dagli americani. Parigi è sempre Parigi. Anche per gli americani. È la materia che tiene in piedi i sogni. Prendetene a piene mani.
On s’est reconnus, Paris, Taccuino fotografico di Giuseppe Varchetta accompagnato da una narrazione di Nerina Garofalo, edizioni del Foglio Clandestino, 2015 (www.edizionidelfoglioclandestino.it)
Le mie citazioni tra virgolette sono messe dall’autrice tra parentesi quadra. La mia disprassia m’impedisce di riprodurle come molti accenti alla francese. Me ne scuso con gli amanti delle perfezione.
__________________________
*Paride Leporace è nato sotto il segno dei Gemelli nell’anno in cui si svolge American Graffiti. Calabrolucano combatte le contraddizioni di due meravigliose regioni meridionali. Nelle sue precedenti vite è stato autonomo, punk, ultrà, rilevatore storico, critico cinematografico. Ha fondato Radio Ciroma e il quotidiano Calabria Ora, ma anche la Mensa dei poveri di Cosenza. Pensa di essere giornalista e ancora si chiede come abbia fatto a dirigere due giornali (il Quotidiano della Basilicata) e ad essere per cinque anni vicario di Ennio Simeone al timone del Quotidiano della Calabria. Ha collaborato alla rivista “Mucchio Selvaggio”. Ha scritto il libro Toghe rosso sangue, in cui narra la biografia dei 27 magistrati uccisi in Italia. Attualmente ricopre l’incarico di direttore della Lucana Film Commission.
Grazie di cuore a Paride Leporace, e a voi. Onoratissimi, io, Pino Varchetta e il nostro Editore. L’Editore del libro è Gilberto Gavioli (www.edizionidelfoglioclandestino.it). I piccoli ma tenaci piccoli editori di Poesia, capisci di investire e credere negli autori, sono pochissimi. Anche qui, quindi, il ringraziamento mio e di Pino a Gilberto che ha permesso a questo taccuino di esistere “su carta”.
L’ha ribloggato su Bergasse Stress … strascichi del millenovecento.
Splendido quest’articolo, spumeggiante e raffinato, umano e suggestivo; mi piace molto l’attacco e concordo con l’idea che proprio il web abbia il dovere di far conoscere quei preziosi libri a stampa che uniscono passione, sapienza del vedere e dello scrivere, curiosità, cultura, esprit de flânerie. E Parigi è nostro luogo dell’anima e del pensiero irrinunciabile, necessario, determinante.