Poesia/Recensioni

Alcuni inediti di Diego Caiazzo

 a cura di Davide Zizza*

 

Lo specchio riflette la mia immagine
sembra una pala d’altare
da cui il santo mi guarda
con aria dolente
come fosse pronto al martirio
mi vien voglia di romperlo
in mille pezzi ma poi
diventerebbe un mosaico
frammentando la mia figura
in mille piccoli màrtiri.

*****

Quest’amore
è un susseguirsi
di fatti incompiuti
lacune della sceneggiatura
un tradimento mancato
un sogno non finito
un falso ricordo
tutto è imperfetto
come una sciarada
insolubile forse perché
mal formulata
gli dei si divertono
a confondermi le idee
proponendomi ogni volta
come soluzione
un nuovo rebus.

*****

Questa giornata è avvolta
in un silenzio di spine
anche il traffico tace
la strada è vuota
come evacuata
sembra un allarme
l’attesa di un’esplosione
forse è solo il delirio
di una febbre nascosta
ancora per poco
sorveglio i gesti per evitare rumori
anche ai pensieri ho consigliato
di non muoversi troppo.

*****

Cresce questo libro
nella mia testa
come in una pancia gravida
anche oggi lo nutro
come farebbe una futura madre
sto attento agli urti
chiedo agli altri di non fumare
a volte mi pare persino
di avere la nausea
Atena uscì dal cranio di Zeus
che mi stia succedendo questo?
ma no è solo una raccolta
di idee un libro di poesie
vorrei fare un’ecografia però
almeno conoscerne il sesso.

 

Dietro l’apparente semplicità – ma va da sé che la semplicità in poesia è sempre un dono – della poetica di Diego Caiazzo si cela uno sguardo profondo non solo su sentimenti o stati d’animo, ma anche e forse in maniera particolare sulle cose e sui gesti che viviamo. Questa attitudine si configura come un recupero non indifferente di significati di cui la nostra vita è permeata. Il nostro autore non cerca manierismi, vuole che il testo abbia una voce sua propria, certo ne imprime un timbro ma senza prevaricare sul messaggio comunicato dal testo stesso. Detto in altri termini, nella poesia di Diego Caiazzo l’io c’è, ma si defila, non intende prendere spazio più del necessario, getta la parola sulla carta, la fa parlare da sola, senza caricarla di oscuri ed eccessivi sensi. Se dovessi trovare una caratteristica fondante della sua scrittura, direi soprattutto la trasparenza, una forma di espressività capace di tradursi in una chiarezza disarmante. Pertanto il poeta preferisce, portando ad esempio un raffronto della scrittura con la scultura, «scegliere fra molte idee| per dare alla luce quelle buone | riunire le parole | come in un recinto | e farne una carneficina | senza lasciarne traccia | nel marmo». La tendenza al linguaggio poetico preso dal quotidiano è una scelta sincera, autentica, non dettata da ideologie o correnti, nemmeno per aderire ad un uso tipico della modernità. Il quotidiano è la dimensione, reale oltre che mentale, dove il poeta ritrova il suo sé e questa dimensione diventa speculare nello stile.  A tal proposito il silenzio ripescato nei suoi inediti riflette un modo di essere, di passare, di camminare senza far rumore e al quale non risparmia, persino nei momenti di amarezza, un’autoironia discreta

________________________

dz3*Davide Zizza (Crotone, 1976) è Dottore Magistrale in Lingue e Letterature Straniere con una tesi in filologia romanza dedicata alla versione di Tristano e Isotta ad opera del poeta normanno Béroul. Coltiva interessi legati allo studio del testo poetico, in particolare coniugando un’attenzione critico-letteraria alle scienze della mente connesse alla creatività. Suoi versi sono apparsi in antologia (Giulio Perrone Editore), ha ricevuto alcune segnalazioni (Rivista Specchio de La Stampa, sul sito di poesia Rainews di Luigia Sorrentino). Nel 2000 ha stampato semi-privatamente la sua plaquette di versi intitolata Mediterraneo (versi sulle radici di un uomo). Autore della raccolta di poesie Dipinti & Introspettive (Rupe Mutevole 2012), collabora per le riviste di letteratura e poesia L’Estroverso e Patria Letteratura. Altri suoi contributi di critica sono apparsi sulla Rivista greca Kουκουτσι.

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