Frammenti di scrittura/Racconti/Recensioni

Frammenti di scrittura: “Alcune strade per Cuba” di Alessandro Zarlatti

di Dianella Bardelli

copertina2“Alcune strade per Cuba” di Alessandro Zarlatti (Ouverture Edizioni, 2013) è un libro raro. Scritto davvero bene. Con cura. Con attenzione. Scrupolo. E pazienza. Che si tratti di racconti brevi o lunghi, tutti comunque posseggono un’incredibile capacità di descrizione, che deriva da uno sguardo su strade, persone, locali, animali, dotato di una intensità al limite dell’intollerabile. Come si fa, mi chiedo, a tenere uno sguardo così acuto e partecipe su chi soffre, si ammala, invecchia, è maltrattato, senza mai perdere il controllo sulla propria scrittura, evitando il rischio di esagerare e di cadere nel sentimentalismo?
La risposta è semplice. Si può se si è bravi a scrivere, a narrare senza mai dimenticarsi di quel senso dell’umana solidarietà che deriva dalla nostra comune natura ed essenza spirituale. Alessandro Zarlatti questa essenza l’ha trovata dentro di sé, è la sua grande risorsa, indispensabile per essere un bravo scrittore. C’è la storia straziante del maltrattamento dei cani usati per i combattimenti, e c’è la storia di Sammy, ” che fa il meccanico. Ma dire meccanico è come dire che Leonardo da Vinci faceva il pittore” (pag. 93) e quella di Marcello il giornalista che si era immaginata una Cuba diversa quando è stato mandato lì per un servizio. ” Quando il direttore glielo aveva comunicato era esploso di gioia: Cuba, una settimana, tutto pagato, una pacchia. Ora non si sente più fortunato, si sente solo. Il servizio lo ha già mandato e restano quattro giorni lontani da tutto, di rum da bere, di puttane stupide, di emozioni deboli” (pag. 99). E poi ci sono i locali senza nome dell’Avana vecchia dove “Da un’avanguardia di artistucoli coi capelli arruffati si stava passando, neanche troppo gradualmente, ad una fauna più stanziale di poveracci e nullità che si parcheggiavano su un tavolo qualunque ripetendosi per una giornata intera la stessa domanda: come cazzo pago quello che mi sto bevendo ?” (pag, 117).
I racconti che mi sono piaciuti di più sono quelli che, a mio modesto parere, potrebbero diventare romanzi.
Mi riferisco ad esempio al primo, intitolato “Stagioni”, in cui ho letto frasi che mi hanno letteralmente lasciata a bocca aperta, come questa: ” E poi osservi la tua mente che costruisce scenari piacevoli per ore e subito dopo resta senza benzina e allora torna la malinconia a spazzare via tutto. E la malinconia è un animale strano. Viene e si impossessa di tutto, anche di quelle che fino a qualche minuto prima erano certezze” (pag. 13). Nel racconto c’è un alternarsi di luoghi e tempi, Roma poi Cuba poi ancora Roma, alla ricerca di quello che si è perso, perché tutto è raccontato come da un tempo successivo ad una sconfitta, un’occasione persa, una dimenticanza. Eppure da questo baratro psicologico più che morale, escono fiori di compassione umana. Come nel bellissimo “Cinque Giorni”, in cui il protagonista ha trovato il modo di tornare a Cuba dopo un fallimentare soggiorno in Italia. É senza un soldo e gli capita la “fortuna” di poter andare a Cuba per qualche giorno, spesato di tutto per cercare e riportare in Italia un farmaco antitumorale per una donna gravemente ammalata. Il narratore è un uomo debole e pigro e non lo nasconde a noi lettori; non vuole fare la lunghissima fila per ritirare questo farmaco che viene distribuito a Cuba gratuitamente. Al posto suo la farà una ragazza malata di tumore che per una manciata di dollari gli darà il farmaco da portare in Italia. Ma la vera storia non è questa, questa è l’esteriorità della storia, quella vera avviene nell’animo del protagonista e della ragazza cubana malata di cancro. E cioè? Il loro umano incontro nonostante tutto, nonostante l’apparente cinismo del protagonista e nonostante l’immensa disuguaglianza economica tra i due. Avverrà tra loro, infatti, un vero incontro d’amore.
Anche “Coppie” mi è piaciuto molto, per la leggerezza e la mancanza di moralismo con cui racconta di Ariel, che si prostituisce con i turisti e convince la sua ragazza a fare altrettanto. Un altro racconto che mi ha acchiappato parecchio, perché un po’ conosco quell’ambiente, è intitolato “Una giornata particolare”. Il protagonista vuole cercare un gruppo buddista con cui praticare la meditazione. A Cuba è difficile trovarlo, e di questo non ci meravigliamo; anche qui da noi è difficile trovare il gruppo buddista che faccia al caso nostro, per gli stessi motivi del nostro protagonista; c’è infatti un sacco di gente che si improvvisa maestro di meditazione senza averne i requisiti. Qui la descrizione dei due “monaci” si fa comica: ” C’era qualcosa in loro che me li faceva vedere come due fuggitivi braccati dall’Interpol che non avevano trovato travestimento migliore di quello di due monaci buddhisti” (pag. 181).
Anche “Barracuda”, storia della caccia a questo grande pesce mi è piaciuto e anche “El Nino”…Insomma tutti e quindici i racconti contenuti in “Alcune strade per Cuba” sono belli. Di grande effetto la copertina.

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